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Si chiamava Mark Lefanu. Aveva solo cinque anni più di me, e aveva ormai lasciato l'università per buttarsi in tutt'altra carriera. Non mi vedeva o sentiva da otto anni. Non aveva nessun motivo per sprecare tempo leggendo un dattiloscritto già respinto da venti case editrici. Eppure lo lesse, ne rimase entusiasta, e lo mandò di propria iniziativa a un premio per romanzi inediti. Il romanzo vinse, venne pubblicato da una delle case editrici che l'aveva rifiutato, si aggiudicò vari altri premi, venne tradotto in una decina di lingue compreso, anni dopo, l'italiano, per la casa editrice Adelphi.
Morale: è davvero arduo sapere se vale la pena continuare oppure no. Nessuno è in grado di dare consigli. È perfettamente possibile che qualche bel libro non troverà mai un editore. La predestinazione non c'entra. L'apprendimento sì, invece. Non c'è dubbio che i miei ultimi tentativi fossero più accorti ed efficaci rispetto ai primi. A ben pensarci, è stata una fortuna che non mi abbiano pubblicato in prima battuta. Forse quello che conta davvero è che la volontà e il piacere di provare rimangano più forti della sofferenza del rifiuto. Alla fine la vita è anche spreco, e chi si stanca è perduto.
E cosa possiamo dire a chi, già affermato, trova nella cassetta della posta, o più spesso nell'e-mail, la fastidiosa richiesta di leggere un'opera inedita? Che ognuno faccia quello che gli pare. Certo, se grazie a quest'articolo dovessi ricevere una valanga di richieste del genere non mi sentirei minimamente in dovere di leggere, e nemmeno di rispondere. Eppure, la semplice curiosità spinge sempre a dare un'occhiata alla prima pagina. Non si sa mai. In vent'anni ho proposto cinque autori inediti e a me sconosciuti a varie case editrici, di cui uno è poi stato pubblicato. Uno su cinque non è una brutta media. Ne sono rimasto contentissimo, quasi avessi ripagato un vecchio debito.
Cospirazionisti per business (di Serena Danna)